Sono un attore di teatro, non un pedagogo puro.
Il mio approccio all’insegnamento parte quindi da una pratica scenica alla
ricerca dell’efficacia e della necessità. Da un non-metodo, che è.
naturalmente, la summa pragmatica dei vari metodi che ho studiato e
sperimentato nel mio percorso attoriale e di formatore.
Negli anni, come guida esterna, infatti, ho sviluppato una linea formativa
che potremmo definire ludico - maieutica: di osservazione e di stimolo
all’azione. La guida teatrale infatti non trasferisce genericamente pillole
metodologiche, ma pone domande soggettive, faticose, mutevoli, che solo
la pratica scenica può esplorare, smentire o confermare. Durante il tempo
condiviso in sala, ancor prima dell’agire, il gruppo e il singolo attraverso
vari “giochi” fanno esperienza dello Stare e dell’Ascolto. In questo
percorso di studio l’imprevisto e l’errore sono utili e fecondi compagni di
viaggio, capaci di farci riconoscere alcune im-posture e cliché relazionali
della vita quotidiana.
Solitamente si lavora partendo da improvvisazioni strutturate e aperte che
via via trovano una forma sempre più definita in un continuo scambio
critico tra la guida esterna e chi agisce. Si tratta di un allenamento rigoroso
all’immaginazione e all’ascolto: di sé (propriocezione), dell’altro
(attenzione, disponibilità, fiducia) e dello spazio scenico. Si aggira così il
pericolo di soluzioni rappresentative immediate, di precoci approcci
mimetici e di adesione a un “personaggio” esterno.
Potremmo affermare che l’obiettivo primario di questo non-metodo non è
l’insegnamento di uno stile recitativo a priori, ma la rivelazione di un
principio fondante di lavoro: allenare un’attitudine alla sorpresa all’interno
di un proprio progetto.
Insegnare Teatro oggi
Insegnare oggi un’Arte della presenza come la recitazione teatrale - che si
nutre della tradizione, ma che deve necessariamente farsi contemporanea
per essere un accadimento che ci riguardi - può essere paragonato
all’azione di “spannare” un vetro. Bisogna con umiltà, leggerezza, e
attenzione individuare e togliere sovrastrutture, saper seminare domande
capaci di azzerare pregiudizi e blocchi. Eliminare vezzi e pre-occupazioni
per svelare la realtà del già esistente.
Questa è una pratica che non da sicurezze immediate, perché in continuo
mutamento, densa di responsabilità.
Una pratica che dovrebbe essere, per sua natura, figlia del presente.
Il verbo che trovo più adatto per descrivere questo percorso è accogliere.
Accogliere la realtà nella scena, partendo innanzitutto da Sé. Accogliere
l’errore, o una difficoltà, come un’occasione feconda di scoperta,
rifacendosi, non ad astratte ideologie spettacolari, ma ad alcune semplici
regole “fisiologiche”.
Il Teatro è un evento non ripetibile che noi dobbiamo essere in grado di far
ri-accadere; per questo ci suggerisce urgenze semplici e vitali: partire da
quello che si ha a disposizione, da quello che materialmente c’è, e non da
ciò che vorremmo che ci fosse. Bisogna ripartire insomma dall’esserci e
dalla relazione con gli altri.
Il nostro compito come teatranti, infatti, non è di rappresentare il reale
(questa funzione è svolta molto più efficacemente dal cinema) ma di
tradurre la realtà nel qui e ora della vita scenica, attraverso un altro codice
e altri segni. Creare un - organico - artificio, appunto. Per ritrovare la
verità - e non una verosimiglianza - in questo artificio bisogna conoscere,
allenare e saper sfruttare, in modo consapevole, tutti i propri strumenti
espressivi, per perdersi e ritrovarsi oltre la tecnica. E’ necessario
riconoscere o scoprire durante le prove il linguaggio specifico e la cifra
recitativa che si vuole adottare per quel testo e in quel dato momento. Per
questo gli strumenti di lavoro che frequento come insegnante sono dettati
da necessità elementari: lo sguardo, la direzione, il ritmo,
l’immaginazione. Al centro di questo percorso c’è sempre l’Attore, che di
fatto, per il tempo dell'azione scenica, è co-autore del materiale testuale.
Nessuno stile o idea a priori è, in questo caso, migliore di un’ altra.
Analisi strutturale
Si inizia individuando le azioni che il testo (scena o singola battuta)
suggerisce, senza escludere da questa analisi il tempo presente dalla
persona/attore. Il susseguirsi di queste azioni formano un “progetto” che
almeno inizialmente, sulla carta, è riconducibile alle intenzioni del
personaggio. Si cercherà così attraverso brevi improvvisazioni, in un
continuo scambio di proposte tra l’occhio esterno e colui che agisce, di
ricostruire analogicamente il progetto interiore che guida il personaggio e
arrivare infine alla via più efficace e diretta per raggiungere quell’obiettivo
scenico. L’obiettivo è sempre deducibile dall’analisi della partitura testuale
mentre il mezzo per ottenerlo deve necessariamente concretizzarsi in
un’azione interna o esterna, un verbo, non necessariamente esplicitato nel
testo. (Questa “azione” è a sua volta composta dall’unione di due verbi
transitivi-attivi che definiscono concreta- mente l’agire dell’attore in quel
momento: ad es. “convincere seducendo”).
Il lavoro di “costruzione” del personaggio sarà dedotto a posteriori come
naturale conseguenza di questo percorso sulle azioni. Quindi il lavoro
potrà essere incentrato sulla relazione dinamica, orizzontale, tra l'attore e il
“personaggio”, ossia su uno scambio reale tra queste due complessità che
contaminandosi si alimentano a vicenda. In sostanza: scomporre,
destrutturare e ricomporre saranno i fondamenti di questo processo
analitico/creativo.
Il Testo
Nello specifico è un vero e proprio confronto-scontro con la materia
verbale. Dopo il primo lavoro di analisi (paragrafo precedente) il testo
verrà approcciato criticamente come un vero e proprio iper-testo, una
struttura aperta, un contenitore verbale che potrà essere incrementato
anche con materiale dell’attore. L’analisi agita (studi) di alcune scene
permetterà di entrare in relazione intenzionale con quelle parole e con le
direzioni che evocano. L’insieme o lo scontrarsi di queste direzioni
produrranno il rapporto con gli altri attori. Quest’operazione ricostruisce di
fatto un panorama emotivo riconducibile direttamente o analogicamente
alla situazione testuale.
Il continuo ripercorrere di queste improvvisazioni, sempre più nello
specifico, permetterà di dedurre relazioni e dinamiche che sottendono al
testo, oltreché le azioni principali e le spinte che muovono i personaggi.
Queste saranno esplorate prima in lettura e poi messe in discussione
attraverso la pratica scenica. Si individueranno così, empiricamente, curve,
scopi e compiti di una scena.
L’obiettivo specifico è di sviluppare tra corpo, voce, sensi e immaginario
un rapporto organico interno che possa relazionarsi con l’esterno. Si parte
sempre da un principio di realtà: creare le condizioni per rendere possibile
- riconoscibile - e quindi ripetibile un accadimento nel tempo presente
della performance. Lo scopo finale è valorizzare l’essere-in-scena nella
situazione data dalla struttura-testo. Strappare il Personaggio dal flusso
letterario e tradurlo in relazione concreta, immerso nella realtà fisica
dell’Attore che, non nasconde, anzi trae forza dalla complessità della
Persona.
Il training
Questa fase di lavoro sarà introdotta da un training fisico, vocale e
sensoriale. Una serie di esercizi che indagheranno tutta la parte pre-
espressiva del lavoro: stare - vedere - relazionarsi (con sé, con l'altro, con
lo spazio, col tempo, con gli oggetti, col testo, con chi osserva) - per poi
“agire". Attraverso la sensibilizzazione del corpo (elementi di feldenkrais,
contact improvvisation, biodinamica, giochi di relazione) si vuole
stimolare un approccio ludico al personaggio, che possa tradursi in un
“serbatoio” di scoperte legate ai sensi e alle immagini che questi
veicolano.
Il fine è di raggiungere, attraverso l’esperienza guidata di diversi stati
fisico-emotivi, un’ agilità espressiva e una più consapevole capacità
creativa da utilizzare poi all’interno di un’ improvvisazione
drammaturgica.
INFORMAZIONI
Termine per le iscrizioni: 1 giugno
Modalità di iscrizione:
Gli interessati dovranno inviare via email, specificando nell’oggetto
Laboratorio Francesco Villano:
una foto, in formato jpg dal peso complessivo massimo di 800 KB un CV sintetico (in formato PDF) in cui siano indicate le esperienze artistiche e teatrali
La mail dovrà pervenire all’indirizzo: info@sineddocheteatro.com
per informazioni e costi:
cel:3401874388 - 3397870447
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